10 giugno 2008

Lupin piangerebbe...

Giuramento di Ippocrate.
"Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;
di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente;
di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione;
di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali;
di evitare, anche al di fuori dell' esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione;
di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;
di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica;
di prestare assistenza d' urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell'Autorità competente;
di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto;
di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato;
di astenermi dall'"accanimento" diagnostico e terapeutico."

Ho letto quello che è successo alla clinica Santa Rita di Milano.
Mi sento schifata, amareggiata, perplessa.
Mi chiedo cosa significhi giurare, promettere, prendere un impegno. Mi chiedo che valore abbia la parola che si dice, cosa significhi leggere con trasporto un testo e accogliere l’applauso di chi ti sente pronunciare certe frasi, certe intenzioni.
Mi chiedo come si possa arrivare ad una tale nulla considerazione della vita dell’altro, della sofferenza altrui. In nome di cosa poi? In nome del denaro. Non se ne ha mai abbastanza. Possibile che un medico che suppongo abbia di che vivere, di che nutrire i propri figli, di che potersi permettere di far scorrere la propria vita serenamente, soddisfacendo i propri bisogni e i propri capricci, possa ridursi a compiere simili atti bestiali, orribili, degni della più misera immaginazione.
Ma come fanno questi individui a guardare negli occhi le proprie figlie al ritorno dal lavoro dove hanno asportato un seno ad una ragazza, e ridere con loro parlando dei fidanzatini.
Con che faccia si recano in visita dai genitori anziani raccomandandosi per la loro salute, prima di fare un salto al golf club.
Mi auguro che li accompagni per tutta la vita una vergogna insostenibile per quello che hanno fatto, con premeditazione, organizzandosi, amministrando, pianificando.
Che camminino a testa bassa, senza mai alzare lo sguardo, vedendo marciapiedi e cicche e mai più il sole.
Quel primario ha scritto un sms: “io sono Arsenio Lupin”. Beh, Lupin mai avrebbe fatto cose del genere e… mai si sarebbe fatto beccare. Spero tanto che Zazà ti seghi le gambe!
Mi ricorda un po’ Josef Mengele.

http://it.youtube.com/watch?v=dM4bIq7AwRs

1 commento:

Melina2811 ha detto...

Purtroppo questo giuramente con cui hai iniziato il tuo post non viene mantenuto da troppi medici che esercitano la loro professione come se si trattasse di una vera e propria attività imprenditoriale ai fini di lucro. Maria